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Abarth SE030, dal Giro d’Italia 1974 alla Lancia 037

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Giorgio Pianta e Christine Beckers portarono in gara cinquant’anni fa il prototipo da cui nacque la Montecarlo stradale e poi la Gruppo B da rally. Montava un motore V6.

Il 30 ottobre del 1974, cinquant’anni fa, si aprì il Salone dell’Auto di Torino. Tra le varie proposte di Case e carrozzieri si fece notare una vettura inusuale che divenne, a suo modo, una pietra miliare nella storia sportiva del Gruppo Fiat con il marchio Lancia.

Alla fine degli anni ’60, a Torino si valutò l’idea di realizzare una piccola sportiva a motore centrale per migliorare l’immagine del marchio Fiat, così Bertone e Pininfarina furono incaricati di realizzare ciascuno un progetto per un veicolo del genere. Bertone propose la X1/9 e ottenne la commessa ma il progetto proposto da Pininfarina (denominato X1/20) non fu gettato via e venne ripreso nel 1972: l’idea era quella di utilizzarlo per dare vita a una coupé che rilanciasse l’immagine di Lancia.

La successiva crisi petrolifera modificò i piani: il progetto fu rielaborato e da un motore V6 si passò al quattro cilindri in linea montato sulla Fiat 124. Queste modifiche cambiarono il programma iniziale: la vettura avrebbe dovuto essere presentata alla fine del 1974 ed invece il tutto slittò ai primi mesi del 1975.

Però già dalla fine del 1973, erano stati allestiti dei prototipi che avevano messo in mostra un buon potenziale tanto che in Fiat si decise di realizzare una versione da competizione che avrebbe debuttato prima della versione da strada. Fu così che da 16 al 20 ottobre 1974 la vettura partecipò al Giro d’Italia Automobilistico nelle mani di Giorgio Pianta e della belga Christine Beckers per poi essere esposta, appunto, al Salone di Torino sotto le volte di Torino Esposizioni, vicino al Parco del Valentino lungo il Po.

La vettura venne iscritta al Giro d’Italia come Abarth SE030 (ovvero la sigla di progetto) e colse un buon secondo posto assoluto alle spalle della Lancia Stratos Turbo di Andruet-“Biche” precedendo la De Tomaso Pantera di Govoni-Angelelli.

Il telaio realizzato da Pininfarina (due gli esemplari allestiti) fu alleggerito con parti in vetroresina. Rispetto al progetto originario il cofano anteriore venne accorciato ed i parafanghi allargati in modo da poter ospitare le ruote da 13” già viste sulla Sport Prototipo (che non corse mai) SE027. La vettura fu equipaggiata con il V6 derivato dal motore di 3,2 litri utilizzato sulla Fiat 130, ma profondamente rivisto dall’Abarth. La cilindrata venne aumentata a 3.481 cc grazie ad una corsa aumentata, fu dotato di un collettore di aspirazione specifico, 3 carburatori Weber 44 IDF e vennero montati alberi a camme rinforzati. Per dare aria al motore fu montato uno snorkel sul cofano posteriore. Il cambio ZF a rapporti ravvicinati sincronizzati deriva da quello della De Tomaso Pantera Gruppo 4, le sospensioni con schema McPherson sono realizzate con ammortizzatori oleopenumatici Corte&Cosso; i freni sono Lockeed a 4 cilindretti anteriori e posteriori. La potenza era di 285 CV a 6000 giri che, unita ad un peso di 910 chilogrammi, permetteva una velocità massima di 275km/h. I tecnici Abarth lavorarono anche ad un motore sovralimentato dotato di compressore Roots e montato sopra il cambio, ma la sperimentazione non proseguì.

Successivamente la meccanica dell’Abarth SE030 venne utilizzata per allestire la SE031, ovvero la 131 “estrema” che vincerà il Giro d’Italia 1975 con Giorgio Pianta. L’esperienza acquisita con la SE030 non andò persa; i due esemplari costruiti furono utilizzati per mettere a punto il telaio della Lancia Montecarlo che ebbe anche una carriera sportiva in pista, la Beta Montecarlo Turbo Gruppo 5, e da cui si prese spunto per dare vita alla Lancia Rally 037 Gruppo B da rally.