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Alfa Romeo: gioie e delusioni in Formula 1

La gloriosa casa milanese vinse i primi due Campionati del Mondo ma in seguito non seppe ripetersi. Nel nuovo millennio il ritorno come sponsor e marchio della Sauber motorizzata Ferrari.

L’Alfa Romeo, la storica Casa automobilistica di Arese, vanta una tradizione sportiva senza pari. Fin dagli albori della Formula 1, nel 1950, ha lasciato il segno con vittorie memorabili e piloti leggendari. Il 13 maggio 1950, l’Alfa Romeo partecipò al primo Gran Premio di Formula 1 della storia a Silverstone. La Ferrari, grande rivale, decise di non prendere parte alla gara per controversie economiche, lasciando campo libero alle 158 schierate dalla Casa di Arese.

I quattro piloti, Juan Manuel Fangio, Giuseppe Farina, Luigi Fagioli e Reg Parnell, monopolizzarono la griglia di partenza. Alla fine, fu Farina a trionfare, seguito da Fagioli e Parnell, mentre Fangio fu costretto al ritiro al 62° giro per un problema di lubrificazione. Questo successo segnò l’inizio di una stagione trionfale per l’Alfa Romeo, che vinse sei delle sette gare in calendario (con l’eccezione della 500 Miglia di Indianapolis). Farina si laureò il primo campione del mondo della storia, con 30 punti, davanti a Fangio e Fagioli.

L’anno seguente, il dominio dell’Alfa Romeo continuò grazie alla nuova 159, un’evoluzione della 158. Juan Manuel Fangio si impose come campione del mondo, conquistando quattro vittorie e chiudendo con 37 punti. Le Ferrari, guidate da Ascari e Gonzales, iniziarono però a insidiare il dominio della Casa milanese. Nonostante questo, la stagione si concluse ancora una volta nel segno dell’Alfa, che dimostrò di essere il punto di riferimento tecnico dell’epoca.

Dopo due stagioni di successi, l’Alfa Romeo fu costretta a lasciare la Formula 1. L’Iri, proprietario dell’azienda, decise di abbandonare il progetto per i costi elevati e la mancanza di un supporto economico adeguato. Per quasi vent’anni, il nome Alfa Romeo rimase assente dai circuiti di F1, salvo rare e poco fortunate apparizioni nel GP del Sud Africa negli anni ’60, dove il motore della Giulietta 1.5 fu montato su vetture private.

Nel 1970 con una McLaren e l’anno dopo sulla March ufficiale, Andrea De Adamich monta il V8 di tre litri utilizzato sulla 33 nel Mondiale Marche mentre nel 1976, Alfa Romeo tornò ufficialmente in Formula 1 come fornitrice di motori per la Brabham, gestita da Bernie Ecclestone. Equipaggiata con un motore boxer 12 cilindri, la monoposto inglese ottenne buoni risultati, tra cui diversi podi con Carlos Pace e John Watson.

Nel 1978, la squadra schierò il campione del mondo Niki Lauda, che vinse due gare: in Svezia, con la famosa vettura “ventolone”, e a Monza vista la penalità per partenza anticipata inflitta a Gilles Villeneuve e Mario Andretti nella gara segnata dal tragico incidente che porterà lla morte Ronnie Peterson. La stagione rappresentò il culmine del progetto con la Brabham, ma segnò anche l’inizio dello sviluppo di una monoposto interamente progettata dall’Alfa Romeo, la 177, che debuttò nel 1979 al Gran Premio del Belgio con Bruno Giacomelli.

Nel 1980, Alfa Romeo tornò in Formula 1 con una squadra ufficiale e due 179 guidate da Bruno Giacomelli e Patrick Depailler. La stagione fu segnata da alcune prestazioni incoraggianti, come la pole position e la leadership di Giacomelli a Watkins Glen, ma anche da tragedie, con la morte di Depailler durante un test a Hockenheim. L’anno dopo la presenza di un campione, seppur in fase calante, come Mario Andretti non contribuì a regalare grandi soddisfazioni al team.

Nel 1982, il team presentò la 182, e Andrea De Cesaris ottenne una pole position a Long Beach e un podio a Monte Carlo. L’anno seguente, l’Alfa Romeo introdusse il motore turbo sulla nuova 183T, con risultati promettenti: De Cesaris fu secondo in Germania e Sudafrica, e terzo a Brands Hatch.

Nonostante l’impegno, i risultati iniziarono a calare negli anni successivi. Nel 1984, con la sponsorizzazione Benetton, i piloti Riccardo Patrese ed Eddie Cheever portarono a casa qualche podio, ma la competitività era ormai lontana. Nel 1985, l’Alfa Romeo non riuscì a segnare nemmeno un punto. Nel 1986, il marchio milanese si ritirò definitivamente dalla Formula 1, lasciando i suoi motori alla scuderia Osella fino al 1987, anno in cui anche la Ligier si affida ai propulsori italiani.

Nel 2019 il ritorno del marchio nel Circus, seppur come sponsor e partner tecnico della Sauber motorizzata Ferrari, è un omaggio al glorioso passato del Biscione.