“Vuda”, “Tony” e la Stratos: storia di due Rallye di Sanremo
Nel 1978 il pilota di Castlefranco Veneto nel finale uscì di strada gettando al vento una vittoria ormai certa. L’anno dopo invece l’avversario di Vadobbiadene riuscì a trionfare nonostante il fatto che la Fiat le provò tutte per batetrlo.
La stessa gara, lo stesso navigatore, due edizioni diverse, la stessa vettura, due grandi campioni. La prova italiana del Campionato del Mondo rally, il Sanremo, è stata una sorta di spartiacque per due piloti che hanno segnato un’epoca dei rally tricolori, Adartico Vudafieri andò molto vicino a vincere il rally nel 1978, cosa che invece riuscì a fare l’eterno avversario “Tony” Fassina nel 1979. In entrambi i casi il navigatore era Mauro Mannini che le strade sanremesi le conosceva benissimo, essendo lui di Vallecrosia, ed in entrambi i casi la vettura era la Lancia Stratos.
1978, la delusione di “Vuda”
Quell’anno il Sanremo è una pratica prettamente italiana: la Fiat schiera le 131 Abarth di Maurizio Verini, Walter Rohrl e Sandro Munari mentre Markku Alen ha una Lancia Stratos. Contro di loro la Stratos privata di “Vuda” mentre Mauro Pregliasco ha l’Alfetta GT Gruppo 2. Gli unici stranieri di (relativo) nome al via sono il britannico Chris Sclater con la Vauxhall Chevette ed il francese Francis Vincent sulla Porsche 911 che alla fine sarà terzo.

Tre tappe sui tormentati asfalti dell’entroterra sanremese dal 4 al 6 ottobre. In tutto sono 55 prove speciali per un totale di quasi 900 km cronometrati. Rohrl e Munari impattano sulle prime due speciali, Coldirodi e Monte Bignone, poi il “Drago” passa in testa ma nelle prove successive deve cedere il comando al tedesco. Sul finire della prima tappa il campione di Cavarzere torna in testa fino alla PS17 ma, in seguito, si deve ritirare. Torna davanti Rohrl e ci rimane fino alla PS37, a metà della seconda tappa, quando pure lui deve fermarsi: esce di strada atterrando sul tetto di una casa.
A quel punto la lotta è tra due Stratos: tra la PS38 e la PS40 c’è in testa Markku Alen, sulla PS41 passa davanti Adartico Vudafieri ma sulla PS44 il suo sogno di gloria sfuma ed Alen va di nuovo al comando: a quel punto ha 10 minuti di vantaggio su Verini e deve solo stare attento a non commentere errori per arrivare da vincitore a Sanremo. Mentre Adartico Vudafieri e Mauro Mannini rimangono su per le montagne a ripensare all’occasione persa.
“Quel ritiro – ricorda Vudafieri – è stato un grande errore mio. Ero nervoso perchè la Pirelli non mi dava le nuove gomme che andavano bene quando il fondo era tra l’asciutto ed il bagnato, pneumatici che invece avevano i piloti ufficiali. Finisco la seconda tappa in testa alla gara. All’inizio della terza Mannini discute con Fiorio, sempre per le gomme. Nel frattempo mi cambiano le pastiglie dei freni ed io riparto senza rodarle, nella ronde di 47 chuilometri che apre la tappa finale mi ritrovo in difficoltà. Riparto dall’assistenza nervoso ma carico per la seconda prova, la ronde ma di 39 km: ad un certo punto arrivo in una curva da seconda, metto le ruote sulla ghiaia, la Stratos parte e finisco fuori strada. Il mio Sanremo finisce lì. Peccato, era una gara vinta”.
1979, l’apoteosi di “Tony”
L’anno dopo il Sanremo cambia pelle: diventa una gara mista asfalto-terra con la prima e l’ultima tappa nelle strade dell’entroterra ligure e le due tappe centrali sugli sterrati toscani. Si corre dall’1 al 7 ottobre e le prove speciali sono ben 74 per un totale di 962 chilometri contro il cronometro.
Il livello dei partenti si è elevato: con i “31” ci sono Markku Alen, Walter Rohrl, Attilio Bettega e lo stesso Adartico Vudafieri. L’onore Lancia è affidato alle Stratos di “Tony” e Fabrizio Tabaton mentre le due Talbot Lotus ufficiali sono nelle mani di Tony Pond e Jean Pierre Nicolas. Presenti anche la Triumph TR7 ufficiali con Simo Lampinen e Per Eklund. La Datsun ha portato la 160J per Timo Salonen.
Tabaton vince la prova d’apertura, quella di Ceriana, mentre sulla successiva, a Vignai, passa davanti “Tony” con la vettura curata da Maglioli con i colori dei Concessionari Lancia. E ci resterà fino alla fine nonostante gli attacchi di Walter Rohrl, alla fine secondo a oltre quattro minuti, e Markku Alen.
Sulla prova di Riparbella, a metà della lunga prima tappa, sugli sterrati della Toscana, a “Tony” fu assegnato un tempo superiore di 3’15” rispetto a quello effettivo. Le solite voci dicevano che la Fiat ci avesse messo lo zampino per far partire da San Marino, da dove iniziava la seconda tappa, la Stratos dietro alle 131 Abarth di Rohrl e Bettega.
Per il meteo vengono annullate le prove speciali nella zona del Ciocco, quindi dopo le due PS nei pressi di San Marino ci sono dodici ore di tempo per arrivare a Plodio, in provincia di Savona, dove ricomincerà la gara. In
trasferimento Mauro Mannini appiccica di nascosto un adesivo sulla scocca della 131 di Rohrl per paura che la vettura venga sostituita con una più fresca nel trasferimento tra Toscana e Liguria. Il tedesco concluse la gara con la stessa auto con cui l’aveva iniziata.
Al ritorno in terra ligure, a “Tony” viene negato l’ingresso nell’officina della filiale Fiat, riservato alle 131 ufficiali. Ai meccanici del Jolly Club non rimane altro che lavorare sotto la pioggia incessante alla luce delle lampade.
La Fiat provò anche a puntare sulla psicologia: nelle prove finali non rispettò la decisione di far partire Rohrl a due minuti per demolire psicologicamente “Tony” il quale, quando vide in lontananza i fari della 131 credette di avere perso 1’30” mentre in realtà erano solo trenta secondi. Nelle ultime speciali il veneto fu costretto anche a schivare un masso in mezzo alla carreggiata. Ma tutto questo non servì: Fassina e Mannini vinsero alla grande regalando l’ennesimo successo alla Stratos.