Amarcord: il trionfo e la tragedia di John Winter
Erede di una famiglia della buona borghesia tedesca, Louis Krages si dedicò alle corse usando uno pseudonimo. La vittoria a Le Mans nel 1985 il punto più alto di una carriera e di una vita finita troppo presto.
Una signora della buona borghesia di Brema, nella sua elegante sala da pranzo, non riesce a credere ai suoi occhi. È il giugno del 1985 e quella donna, sfogliando i quotidiani del mattino, scopre che suo figlio, Louis Krages, ha vinto la 24 Ore di Le Mans. Ma c’è di più: lo ha fatto sotto lo pseudonimo di John Winter, mantenendo segreta alla famiglia la sua vita da pilota.Questa storia straordinaria intreccia passione, talento e tragedia, in un racconto che inizia molti anni prima, con radici profonde nella storia familiare di Krages.
Un impero di legno
Il nonno di Louis, nato nel 1875 a Brema, trasformò la sua piccola attività di falegnameria in un colosso europeo del commercio di legname. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’azienda subì pesanti danni, ma riuscì a risorgere dalle macerie grazie alla determinazione della famiglia. Il padre di Louis, già avanti negli anni, ebbe il suo secondogenito il 12 agosto 1949, poco prima di morire nel 1955.
Louis Krages crebbe in una sontuosa villa con parco, la Landhaus Krages, costruita nel 1925. Seguì il percorso tracciato dalla famiglia, entrando negli affari legati al commercio del legname. Tuttavia, dentro di sé, coltivava una passione che sarebbe stata inaccettabile per la madre: l’automobilismo. Convinto che non avrebbe mai ottenuto il permesso di gareggiare, scelse di usare un’identità fittizia, John Winter, per nascondere la sua doppia vita.
L’inizio della carriera
La carriera agonistica di John Winter/Louis Krages iniziò nel 1977 nel DRM (Deutsche Rennsport Meisterschaft), l’antenato del DTM. Guidando una Porsche 934, ottenne otto podi e si fece notare come pilota di talento. Nel 1978, debuttò alla 24 Ore di Daytona, classificandosi quinto con una Porsche 935 K2 del team Kremer Racing. L’anno seguente, tornò a Le Mans, dove concluse tredicesimo con una Porsche 935 K3.
Negli anni successivi, Louis Krages ridusse le sue apparizioni in gara, ma nel 1983 entrò nel team Joest Racing, iniziando una collaborazione che avrebbe segnato la sua carriera. Alternando Porsche 936C e 956, partecipò al Mondiale Marche e all’Interserie, ottenendo risultati promettenti.
La vittoria a Le Mans 1985
Il momento più alto della carriera di Krages arrivò nel 1985. Iscritto alla 24 Ore di Le Mans con una Porsche 956 del team Joest Racing, condivise l’abitacolo con due piloti di grande esperienza: Klaus Ludwig e Paolo Barilla. Sebbene Winter guidasse solo per uno stint la domenica mattina, il trio portò a casa una vittoria memorabile, con tre giri di vantaggio sulla Porsche del team Richard Lloyd Racing.
Il giorno dopo, l’identità segreta di Krages fu svelata quando sua madre, leggendo i giornali, vide la sua foto sul podio. La reazione fu di shock, ma Louis continuò a gareggiare come John Winter fino al ritiro.
I successi ed il declino
Dopo la vittoria a Le Mans, John Winter rimase un pilota di spicco. Nel 1986, vinse due gare dell’Interserie e continuò a competere nei maggiori campionati. Nel 1991, aggiunse al suo palmarès la 24 Ore di Daytona, conquistata sempre con la Joest Racing. Gareggiò anche nel DTM con Mercedes e Opel, ma senza risultati significativi.
Negli ultimi anni della sua carriera, Krages affrontò difficoltà crescenti sia dentro che fuori pista. La sua azienda di legname, un tempo prospera, iniziò a subire gravi perdite, portandolo a investire inutilmente il patrimonio familiare per cercare di salvarla. Nel 1995, all’età di 46 anni, si ritirò dalle corse.
Il tragico epilogo
Dopo il fallimento dell’azienda, Krages lasciò la Germania e si trasferì ad Atlanta, negli Stati Uniti, dove tentò di avviare un’attività di produzione di giocattoli in legno. Anche questo progetto si rivelò un fallimento. Depresso e isolato, l’11 gennaio 2001, Louis Krages si tolse la vita nella sua casa di Atlanta.