Quando Enzo Ferrari voleva lasciare la Formula 1
La 637, monoposto pensata per la CART americana che non corse mai e che a Maranello servì per far cambiare i regolamenti della F1.
Nel 1978, il Gran Premio degli Stati Uniti segnò un punto di svolta nella storia della Formula 1. Jean-Pierre Jabouille, pilota Renault, divenne il primo a concludere una gara con una vettura equipaggiata con motore turbocompresso, tagliando il traguardo in quarta posizione con la sua RS01. Questo risultato inaugurò, di fatto, l’era del turbo in Formula 1 iniziata al GP d’Inghilterra dell’anno prima quando lo stesso Jabouille portò al debutto la prima Renault con il turbo.

L’evoluzione fu rapida: all’inizio della stagione 1986, tutte le vetture sulla griglia di partenza montavano motori turbo. Tuttavia, la potenza sorprendente di questi propulsori iniziò a preoccupare la Fédération Internationale de l’Automobile. La FIA, preoccupata per le prestazioni e la sicurezza, pianificò l’introduzione di nuovi regolamenti che avrebbero vietato l’uso dei motori turbo in favore di motori aspirati a otto cilindri.

Questa decisione non piacque a Enzo Ferrari, che rispose con un annuncio scioccante: se la FIA non avesse rivisto la sua posizione, la Ferrari avrebbe abbandonato la Formula 1 per competere nel campionato CART americano. Molti, inclusa la FIA, considerarono inizialmente questa dichiarazione come una semplice provocazione. Tuttavia, la Ferrari dimostrò presto di fare sul serio.

Per valutare la fattibilità del progetto CART, Ferrari inviò negli Stati Uniti il Direttore Sportivo della Scuderia, Marco Piccinini. Dopo un’attenta analisi, si concluse che per essere competitiva fin da subito, Ferrari avrebbe dovuto collaborare con un team CART esistente. La scelta cadde su Truesports, il team guidato dal pilota Bobby Rahal. A Maranello, in gran segreto, un team guidato dal giovane ingegnere austriaco Gustav Brunner iniziò a lavorare sulla monoposto March 85C di Rahal. Le prove si svolsero sul circuito privato di Fiorano, sia in pista che nella galleria del vento, per comprenderne meglio le prestazioni e l’aerodinamica.

Nel settembre 1986, la Ferrari 637 era pronta per i test su pista, al volante Michele Alboreto, all’epoca pilota Ferrari in Formula 1. Montava un motore V8 turbo da 690 CV con turbocompressore IHI alimentato a metanolo, come da regolamento americano, derivato dal propulsore utilizzato dalla Lancia LC2 Gruppo C nel Mondiale Endurance, il telaio aveva la parte inferiore in avional o duralluminio (lega di alluminio, rame, manganese e magnesio) e la parte superiore in carbonio e kevlar. La 637 si dimostrò immediatamente competitiva e veloce, distinguendosi come linee dalle altre vetture CART dell’epoca.
La notizia della nuova Ferrari per il campionato CART si diffuse rapidamente, anche grazie a Enzo Ferrari che invitò alcuni rappresentanti della stampa internazionale ad assistere ai test. Fu a questo punto che la FIA si rese conto che la minaccia di Ferrari era reale. La strategia di Enzo Ferrari funzionò: la FIA decise di consentire l’utilizzo dei motori turbo per altre due stagioni. In risposta, la Ferrari annunciò la sua intenzione di rimanere completamente dedicata alla Formula 1.
Il progetto della Ferrari 637 per il campionato CART fu accantonato, concludendo così la sua breve ma significativa storia. Tuttavia, questa vicenda dimostra la capacità di Ferrari di influenzare le decisioni della FIA e il corso della Formula 1 stessa. La 637 rimane un esempio affascinante di come la politica e la strategia possano intrecciarsi nel mondo delle corse automobilistiche, influenzando regolamenti e decisioni anche al di là dei confini della pista.