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Quando i rallysti scendono in pista

Tanti piloti si sono cimentati nelle gare in circuito, spesso ottenendo risultati interessanti. Di recente Loeb, Ogier e Rovanpera hanno scelto di correre negli autodromi.

C’è stato un tempo, neppure troppo lontano, che certi piloti li vedevi una domenica con note ed interfono nei rally ed il week end dopo te li ritrovavi a correre in pista. Poi pian piano le cose sono cambiate. Il moltiplicarsi degli appuntamenti e la sempre maggior specializzazione hanno assottigliato i punti di contatto tra le due specialità. Fino all’inizio degli Anni ’70 era prassi comune, tra i piloti, impegnarsi su più fronti. Due campioni totali furono Gerard Larrousse e Vic Elford. Il primo, nato a Lione nel 1940, comincia con i rally e a fine Anni ’60 si cimenta in pista. Con le note se la cava molto bene e nel 1969 fa suoi il Tour de France ed il Tour de Corse con una Porsche 911 R. Nel 1972 è secondo a Monte Carlo mentre a partire dal 1973 si dedica alla pista dove vince due 24 Ore di Le Mans prima di diventare responsabile dell’attività sportiva Renault a partire dal 1976. Più pistaiolo Vic Elford, inglese classe 1935, che ha lasciato una traccia nei rally arrivando terzo al Tour de Corse 1967 e vincendo l’anno dopo il Monte Carlo con una Porsche 911. Correrà in Formula 1 ed a Le Mans ma i suoi risultati più importanti sono le vittorie alla Targa Florio ed alla 24 Ore di Daytona.

Ci sono poi i piloti, legati ad una Casa ufficiale o ad un team, che loro malgrado sono stati costretti a correre anche in pista. È il caso di Timo Makinen, Paddy Hopkirk e di Rauno Aaltonen che hanno vinto diversi rally con le piccole Mini. Nel 1966 e nel 1967 disputano alcune gare del Mondiale Sport con una Austin-Healey Sprite e con una MG B. Stessa cosa in casa Alpine. Che in pista schiera il francese Jean François Piot, Jean Vinatier ed il finlandese Pauli Toivonen oltre allo svedese Bengt Jansson che si alternano sulle A110 ed A210. Con le Renault R8 Gordini ufficiali si cimenta anche Harry Källström.

In Italia la Lancia porta le sue piccole Fulvia su strada ed in circuito. Ecco, allora, che in pista troviamo Sandro Munari (che toccò il suo apice vincendo con Merzario la Targa Florio nel 1972 sulla Ferrari), di Leo Cella (bravo nei rally ma forse ancor di più in pista, dove si piazza nono a Le Mans nel 1966 con l’Alpine), Ove Andersson, Amilcare Ballestrieri e Lele Pinto. Occasionalmente con le vetture italiane corrono anche Sergio Barbasio e Pat Moss. La Lancia torna in pista con le Beta Montecarlo Turbo alla fine degli anni ’70: tra i rallysti che recluta ci sono Bernard Darniche, Walter Rohrl e Markku Alen. Quando la Fia abolì i Gruppi B il pilota bavarese, nel frattempo passato ad Audi, si riciclò brillantemente in pista dato che la Casa tedesca lo fece correre, assieme ad Hans Stuck nel campionato americano Imsa al volante della 90 quattro.

A fine anni ’60 viene fuori un giovane svedese, Bjorn Waldegaard, che firma per Porsche: corre soprattutto nei rally ma vanta anche qualche esperienza nelle gare di durata, a Le Mans debutta nel 1971 quando è tredicesimo con una 911. Alla Targa Florio dell’anno prima è quinto assoluto assieme a Richard Attwood su una Porsche 908/03 del team John Wyer Automotive. Bisognerà attendere la fine del decennio per ammirare un altro scandinavo, Freddy Kottulinsky, noto per aver portato al debutto nei rally l’Audi con il modello 80 nel 1978 e spesso protagonista, sempre con Audi, nell’Europeo Turismo.

In Francia la Coppa Gordini in pista alleva nuovi piloti tra cui Jean Pierre Nicolas che a 21 anni, nel 1966, corre alla Targa Florio con una Porsche 911. Due anni dopo è a Le Mans con una delle Alpine ufficiali: fa coppia con Jean Claude Andruet. L’anno dopo arriva anche Jean Luc Thérier che a Le Mans si piazza decimo nel 1968. Jean Claude Andruet ha sempre amato le gare in circuito. Nel 1967 l’Alpine lo accoppia con Larrousse alla 1.000 Km di Spa, a Le Mans corre con il connazionale Robert Bouharde. Nel 1970 si presenta (con poca fortuna) assieme a Guy Ligier su una vettura del costruttore di Vichy. Il primo risultato importante lo ottiene nel 1972 quando, assieme a Claude Ballot-Lena su una Ferrari 365 GTB/4 dell’importatore francese Charles Pozzi, finisce quinto assoluto e primo della categoria GT (sarà nono nel 1974 con Teodoro Zeccoli su una Ferrari 312P). L’anno dopo, sulla Stratos, è secondo assoluto alla Targa Florio assieme a Munari. Ancora quinto a Spa su una Porsche 911 nel 1975 con Ballot-Lena. Nel 1976 corre a Le Mans su una Porsche assieme a Thierry Sabine, il futuro organizzatore della Parigi-Dakar mentre tra la fine degli Anni ’70 e l’inizio del decennio successivo si presenta a più riprese con l’affascinante Ferrari 512 BB assieme a Ballot-Lena e Spartaco Dini.

Anche Bernard Darniche, uno che nei rally ha vinto molto, in pista ha saputo farsi rispettare. Nel 1972 corre a Le Mans assieme ad Alain Cudini su un’inusuale Chevrolet Corvette, stesso modello con cui si presenta nel 1976. Quando la Lancia decide di impegnarsi nelle gare di durata con la Beta Montecarlo Turbo c’è anche il francese, che vanta un nono posto assoluto a Le Mans nel 1978 assieme a Jean Rondeau su una vettura dello stesso costruttore transalpino e un quinto posto l’anno dopo, sempre su una Rondeau, con Jean Ragnotti. Nel 1981, con poca fortuna, correrà la 24 Ore di Le Mans su un’insolita Bmw M1 assieme a Philippe Alliot ed all’ex motociclista venezuelano Johnny Cecotto. Negli stessi anni qualche esperienza – significativa – in pista l’avuta anche Bernard Beguin, quasi sempre al volante di vetture Porsche e spesso in coppia con lo specialista svizzero Claude Haldi.

Per tanti anni in casa Renault hanno abbinato l’attività in pista e quella nei rally. Quindi Jean Ragnotti per tanti anni si è diviso tra le due specialità: nel 1988 è Campione francese Turismo e, negli anni precedenti, vince anche qualche prova della Coppa Renault. Senza dimenticare i due quarti posti ottenuti a Le Mans: nel 1977 sull’Inaltera LM77 Ford assieme a Jean Rondeau e nel 1978 sulla Renault Alpine A442 Turbo con Guy Frequelin oltre che assieme a José Dolhem e Jean-Pierre Jabouille. Nel 1979 il quinto posto con Darniche. Il pilota di Carpentras si è cimentato anche con altre Case: nel 1971 disputò la Targa Florio su una Fulvia ufficiale in coppia con Lele Pinto, l’anno dopo lo ritroviamo con un’Opel GT alla 1.000 Km del Nürburgring. Anche Guy Frequelin inizia l’attività in pista fuori dall’orbita Renault e la prima gara di un certo livello a cui partecipa è la 800 Km di Digione del 1975 dove in coppia con François Servanin guida una Lola T294 ROC, si ritireranno. Il miglior risultato è la quarta piazza a Le Mans nel 1980 sulla WM P79/80 Peugeot assieme a Roger Dorchy.

Fulvio Bacchelli e Renzo Magnani con una Stratos alla 6 Ore del Mugello 1978 furono undicesimi assoluti e primi tra le GT. Il pilota triestino, lasciati i rally, si tuffò nei trofei monomarca in pista ottenendo anche delle vittorie. All’inizio degli Anni ’80 ha mosso i primi passi nell’automobilismo il biellese Piero Liatti. Prima di vincere il Trofeo Fiat Uno e lanciarsi nel Mondiale si fece le ossa con le gare della Coppa Renault 5 Alpine e le monoposto della Formula Fiat Abarth.Tra i belgi il maggior esponente dei rallysti-pistaioli è Marc Duez che per anni si è alternato tra le due specialità. Qualche esperienza in pista, nelle serie Turismo nazionali, l’hanno avuta anche Bruno Thiry e Freddy Loix. Anche il rallysmo spagnolo può contare su un esempio di rallysta (oltre a Carlos Sainz che iniziò la sua attività in circuito) amante della pista. È Jorge De Bragation. Nei primi Anni ’70 disputò con vetture diverse il Mondiale Marche e dal 1972 al 1974, l’Europeo Sport rispettivamente con una Lola T290 Ford, una Chevron B23 Ford ed una Abarth Osella PA2. Nell’ultima stagione s’incrociò spesso con Jean Ragnotti che correva con una March 74S BMW ufficiale e con Bernard Darniche, al volante di una Alpine A440 Renault del Team Archambeaud.

Anche la francese Michèle Mouton corse in pista: aveva avuto un’esperienza sporadica a Le Mans nel 1975 dove si piazzò 21esima assoluta assieme a Christine Dacremont e Marianne Hoepfner su una Moynet LM75 ROC sponsorizzata dalla Esso. A fine anni ’80 fu mandata da Audi a correre nella serie americana IMSA. Sul finire degli Anni ’80 si esaurisce il filone dei rallysti in pista. Harri Toivonen, fratello minore di Henri, dopo qualche anno su strada decise di passare ai circuiti correndo con le Porsche 962C della Konrad Motorsport e poi della Kremer Racing ottenendo anche qualche risultato interessante.

Nel nuovo millennio c’è stata una lieve inversione di tendenza con le due presenze di Sebastien Loeb sulla Pescarolo C60 a Le Mans (secondo assoluto nel 2006) e le annate 2013 e 2014 nel Mondiale Turismo e quelle di Stephane Sarrazin, poliedrico pistaiolo da rally e viceversa, pilota ufficiale di Peugeot e Toyota che a Le Mans si piazza tre volte secondo. Dal canto suo Markko Martin, dopo aver abbandonato il Mondiale rally si cimenta nelle gare Turismo estoni. Nel 2004 anche Colin McRae ha provato a correre a Le Mans: si è piazzato nono con la Ferrari 550 Maranello GTS della Prodrive. Un esempio recente è quello di Sebastien Ogier che nel 2022 alterna alcune gare del WRC con quelle del WEC su una Oreca 07-LMP2 del team Richard Mille Racing: a Le Mans si piazza tredicesimo assoluto. Qualche settimana fa Kalle Rovanpera debutta nella Porsche Supercup Benelux e non nasconde il sogno di mettersi al volante della Hypercar di casa Toyota.