La leggenda della “Rote Sau”
Il secondo posto alla 24 Ore di Spa 1971 fu il primo risultato di prestigio ottenuto da AMG nel motorsport. Con una Mercedes che sembrava lontanissima dalle corse.
Il 24 luglio 1971 segna una data storica nel motorsport: alla 24 Ore di Spa-Francorchamps, una delle gare più prestigiose per vetture Turismo, una massiccia Mercedes-Benz 300 SEL 6.8 AMG conquistò il secondo posto assoluto e la vittoria di classe. Questo straordinario risultato segnò il primo grande trionfo per AMG, all’epoca una giovane società indipendente, oggi il reparto sportivo ufficiale di Mercedes-Benz.
Questa impresa leggendaria non solo consolidò la reputazione di AMG come preparatore d’élite, ma rappresentò anche un momento di svolta per il marchio Mercedes-Benz, che iniziò a guardare con maggiore interesse al mondo delle competizioni.
Un gigante improbabile
Alla vigilia della gara, la Mercedes-Benz 300 SEL 6.8 AMG non era vista come favorita. Pesante 1.635 chilogrammi, questa berlina a quattro porte sembrava inadatta alla durezza del vecchio tracciato di Spa-Francorchamps, un percorso lungo 14,863 chilometri e famoso per le sue curve impegnative e rettilinei ad alta velocità.
Eppure, proprio le caratteristiche del tracciato belga giocarono a favore della “scrofa rossa” (in tedesco, “Rote Sau”), come fu soprannominata dai tifosi per il suo colore rosso acceso. Con il suo motore V8 portato a 6.8 litri da Erhard Melcher, co-fondatore di AMG, la vettura sprigionava 428 cavalli e una coppia straordinaria di 620 Nm, raggiungendo una velocità massima di 265 km/h. Su rettilinei come il Kemmel Straight, la sua potenza schiacciante le permetteva di superare avversari più leggeri, anche se perdeva terreno in frenata e in curva.
La preparazione della leggenda
Il progetto prese forma sotto la guida di Hans Werner Aufrecht, co-fondatore di AMG. La base era una Mercedes-Benz 300 SEL 6.3, presentata nel 1968, che fu trasformata radicalmente per diventare competitiva. La cilindrata del motore venne incrementata da 6.3 a 6.8 litri, mentre il telaio proveniva da una vettura incidentata, successivamente alleggerita di 195 chilogrammi rispetto alla versione di serie. Nonostante ciò, il peso complessivo rimase un notevole ostacolo.
La preparazione della vettura richiese due anni di lavoro, durante i quali AMG non trascurò nessun dettaglio, consolidando il proprio approccio pionieristico al tuning di alte prestazioni. Il risultato fu una vettura che, pur non essendo la più agile, aveva la potenza e la robustezza necessarie per affrontare una gara estenuante come la 24 Ore di Spa.
Un risultato epico
Alla partenza, la Mercedes-Benz 300 SEL 6.8 AMG scattò dalla quinta posizione in griglia. Al volante si alternarono due piloti tedeschi: Hans Heyer, celebre per il suo cappello tirolese, e Clemens Schickentanz, un giovane e promettente talento.
Durante la gara, il V8 della “Rote Sau” ruggì sui lunghi rettilinei, consentendo ai piloti di recuperare terreno su vetture più leggere ma meno potenti. Alla fine delle 24 ore, su 80 vetture partite, solo 18 tagliarono il traguardo, tra cui la 300 SEL 6.8 AMG in seconda posizione assoluta, a soli tre giri dalla Ford Capri RS 2600 vincitrice, guidata da Dieter Glemser e Alex Soler-Roig.
La vittoria di classe fu ancor più impressionante: la Mercedes arrivò con 19 giri di vantaggio sulla terza classificata assoluta, l’Alfa Romeo 2000 GTAm di Carlo Facetti e Toine Hezemans, dimostrando una resistenza e una competitività inaspettate.
Un successo dal forte impatto mediatico
Il risultato della gara ebbe un’eco straordinaria in Germania. La “Rote Sau” fu celebrata non solo dalle riviste di settore, ma persino nei telegiornali nazionali. In un’epoca in cui Mercedes-Benz si teneva lontana dal motorsport, ancora segnata dalla tragedia di Le Mans del 1955, questo successo portò AMG alla ribalta, spianando la strada a una collaborazione sempre più stretta tra le due aziende.
L’eredità della “Rote Sau”
Il destino della vettura originale fu meno glorioso. Dopo la gara, la 300 SEL 6.8 AMG fu convertita in un veicolo per testare pneumatici destinati agli aerei e, successivamente, smantellata. Tuttavia, la sua leggenda vive grazie a una replica fedele che viene esposta periodicamente da Mercedes-Benz come simbolo di innovazione e audacia.
Oggi, AMG è sinonimo di performance, incarnando lo spirito di quella berlina massiccia e fuori dagli schemi che stupì il mondo a Spa nel 1971. La “Rote Sau” non fu solo un’auto da corsa: fu un punto di svolta, l’inizio di una storia di successo che continua a scrivere capitoli nella storia del motorsport.