Lord Hesketh, James Hunt e la Formula 1
Un’avventura breve ma ricca di emozioni quella del team inglese nella F1 degli anni ’70 con la storica vittoria di James Hunt in Olanda nel 1975.
Una storia breve ma intensa quella del team Hesketh nel mondo delle corse. Nata dalla passione e dal mecenatismo di Lord Thomas Alexander Fermor-Hesketh e terminata quando lo stesso nobile inglese ha scelto di chiudere le porte di un sogno piuttosto che piegarsi agli sponsor. Giovane, biondo e corpulento Lord Alexander è l’ultimo discendente di una nobile famiglia proprietaria dell’enorme tenuta di Easton Neston nel Northamptonshire. Alla caccia alla volpe lui preferisce gli sport del motore. Lord Fermor-Hesketh nasce il 28 ottobre 1950 e fonda un team nel 1971 facendo correre in Formula 3 il suo amico Anthony “Bubbles” Horsley, ovvero Anthony lo Spumeggiante (un soprannome che dice tutto…) con una Dastle Mk9 dotata di motore Ford-Novamotor. Nell’ambiente fa conoscenza con un giovane pilota biondo che di nome fa James Hunt. Tra i due c’è subito simpatia.

L’allegro terzetto, Hesketh-Horsley-Hunt, inizia a muoversi sui circuiti anglosassoni e di mezza Europa. Paga il nobile: allegria, birra, champagne, belle donne e la domenica si corre in pista. Ma Lord Alexander vuole fare sul serio, vuole fare qualcosa di importante. Nel 1973 Hesketh acquista per Hunt (nel frattempo Horsley ha deciso che è meglio fare il team manager) un telaio Surtees di Formula 2 che James distrugge nel corso delle prove a Pau. Il patron noleggia immediatamente una Surtees TS9B di F1 con cui Hunt si piazza terzo, dietro a Peter Gethin e Dennis Hulme, nella Corsa dei Campioni a Brand Hatch.

Lord Hesketh vede in Hunt un talento ed è eccitato dalla prospettiva di gettarsi nella mischia della Formula 1: per il 1973 ordina un telaio alla March e offre un posto ad un giovane ingegnere della March stessa, si chiama Harvey Postlethwaite. Nella tenuta di famiglia, ad Easton Neston, realizza la sede e l’officina del team, i dipendenti dormono nella fattoria trasformata in un residence. Postlethwaite accetta, apporta qualche modifica al telaio ed il team debutta a Monte Carlo. Hunt finisce terzo in Olanda e secondo a Watkins Glen.

Il team Hesketh, in quel suo anno d’esordio in F1, non passa inosservato. Le altre squadre guardano questa scuderia, che ha come logo un orsacchiotto con un casco in testa, con aria di sufficienza ma per il team che non ha sponsor sulla bianca scocca attraversata da due strisce rosse e blu ogni Gran Premio è una festa. Yacht a Monte Carlo, una pattuglia di Rolls Royce, aerei privati, feste fino a notte fonda, camerieri che servono champagne nei box… era un bella vita quella a cui Lord Alexander stava abituando dipendenti e collaboratori.
Lord Hesketh annuncia il progetto di realizzare un motore V12 che però non vedrà mai la luce. Postlethwaite per il 1974 disegna la sua prima monoposto, la 308B. Hunt continua a dimostrare che la fiducia è ben riposta: va a punti a Digione ed a Silverstone, a Watkins Glen, ultimo appuntamento stagionale, è terzo. In chiusura d’annata arriva la vittoria nel prestigioso International Trophy.

Anche l’opinione pubblica inglese si appassiona alle sorti di questa squadra che sul camion porta la scritta “Driver for Britain and driver for you”. Piace anche il fatto che la Hesketh rifiuti la possibilità di apporre i marchi di sponsor sulla carrozzeria. L’impegno economico è gravoso ma per il 1975 si riuscirà ancora ad essere al via senza finanziatori esterni. Postlethwaite modifica la monoposto, si chiamerà 308C, che sembra nata bene.

La stagione 1975 parte bene con il secondo posto di Hunt in Argentina, dietro a Fittipaldi, ed il sesto ad Interlagos, in Brasile, prima che la situazione cambi del tutto. L’inglese è costretto al ritiro, tra incidenti e problemi meccanici, per ben cinque Gran Premi consecutivi. Il 22 giugno, nel Gran Premio d’Olanda a Zandvoort, il pilota anglosassone parte terzo dietro alle due Ferrari di Lauda e Regazzoni ed a fianco della Tyrrell di Scheckter. Piove. Lauda rimane in testa per 12 giri. Le condizioni meteo cambiano e il vento spazza le nubi: ai box della Hesketh giocano d’astuzia e mentre le nubi sono ancora gonfie di pioggia e s’intravvede a malapena un po’ di sereno richiamano Hunt e sostituiscono le gomme rain con le slick. Il cielo si sta aprendo e la pioggia sta cessando, mentre tutti rientrano ai box per il cambio gomme Hunt resta in pista ed al quattordicesimo giro prende il comando. Mancano 61 tornate alla fine. Dalle retrovie risale Niki Lauda ma Hunt tiene. Gli ultimi giri sono un duello all’arma bianca ma per poco più di un secondo la Hesketh ed il pilota inglese riescono a vincere il primo GP della loro storia.

Nel GP successivo, al Paul Ricard prevale Lauda per poco più di due secondi, in Inghilterra Hunt è quarto, secondo nel Gran Premio d’Austria che vede la vittoria di Vittorio Brambilla, quinto a Monza e quarto a Watkins Glen. A fine stagione Hunt è quarto in campionato con 33 punti. In alcune gare, con la seconda vettura, appaiono piloti paganti come Alan Jones, Harald Ertl o Brett Lunger ma l’avventura è finita.

Le casse di Lord Alexander si stanno prosciugando e la famiglia lo richiama all’ordine. A malincuore accetterà degli sponsor ma ormai la festa è finita. Hunt se ne va alla McLaren per sostituire Emerson Fittipaldi, nel team arriva un pilota il tedesco Harald Ertl, affiancato per alcuni GP dall’inglese Guy Edwards. Se ne va anche Harvey Postlethwaite, attratto dal petroliere canadese Walter Wolf, al suo posto arriva il progettista Nigel Stroud. La bianca livrea viene “sporcata” dagli sponsor tra cui, sulla vettura di Edwards, la rivista patinata per soli uomini Penthouse, ed il marchio Rizla+, le cartine per sigarette (ma anche per hashish e marijuana…).
Il miglior piazzamento è il settimo posto di Ertl nel GP d’Inghilterra. I risultati non arrivano e, soprattutto, Lord Alexander Hesketh non si diverte più. A dirigere il team è l’amico di sempre, Anthony “Bubbles” Horsley. A fine 1976 il nobile anglosassone vende tutto a Frank Williams, voglioso di mettere in piedi un team proprio.
Ma Anthony “Bubbles” Horsley non vuole vedere morire così il sogno suo e di Lord Alexander e nel 1977 continua a portare in pista il nome Hesketh con vetture ormai stanche (riviste da Frank Dernie, ora si chiamano 308E) e qualche pilota pagante. Ci provano ancora Ertl, l’inglese Rupert Keegan, il messicano Hector Rebaque e l’altro britannico Ian Ashley ma i risultati sono negativi. Ancora un’apparizione in Sud Africa nel 1978 con Eddie Cheever, tante mancate qualificazioni della “lady” Divina Galica e dell’irlandese Derek Daly e poi giù il sipario.
Ma Lord Alexander Hesketh è davvero innamorato dei motori. Lontano dalla Formula 1, nel 1977 crea una moto che nei suoi sogni dovrà essere la Rolls-Royce del motociclismo. Il primo modello appare nel 1981 e non ottiene il successo sperato ma Lord Hesketh non si dà per vinto e con due soci crea la Hesleydon Limited che costruisce due modelli di moto, la V1000 e la Vampire, versione carenata della prima. Anche in questo caso l’impresa non va a buon fine.
Al rampollo di una delle più nobili dinastie inglesi va un po’ meglio la carriera politica. Nel 1986 viene eletto deputato nelle file dei Consevatori, quattro anni dopo il primo ministro John Major gli affida la carica di ministro del commercio e dell’industria, un anno dopo diviene Capitano del Corpo del Gentlemen in armi, nel 1997 viene insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Impero britannico. Nel 1994, per cinque anni, ricopre la carica di presidente della British Racing Drivers Club, l’associazione che raduna i piloti da corsa britannici. Tra il 2003 ed il 2004, poi, è tesoriere del Partito Conservatore. Tra i suoi incarichi quello di vice presidente della Babcock International (azienda di supporto per attività militari e civili) e presidente della British Mediterranean Airways, società che faceva parte della compagnia di bandiera britannica British Airways.