Rally Bandama: l’inferno africano
Per alcune stagioni è stato il secondo appuntamento del Mondiale nel Continente nero. Una gara difficile, ricca di sorprese e con nomi importanti nell’albo d’oro
Parente povero del Safari? In realtà il Rallye Bandama-Côte d’Ivoire ha avuto caratteristiche che lo differenziavano dal rally keniano. Il Safari era una sorta di gara di velocità nella savana, la gara ivoriana è stata una gara di resistenza, più simile alle grandi maratone africane. Del resto il suo inventore, Jean-Claude Bertrand, è stato l’ispiratore, di Thierry Sabine.
Francese classe 1936, francese, Bertrand arriva in Costa d’Avorio nel 1952 al seguito della famiglia che ha una piantagione di banane. Negli anni ’60 disputa qualche rally in Europa e nel 1969 dà vita alla prima edizione del Rallye Bandama che prende nome da uno dei maggiori fiumi del paese. Bertrand vuole che la sua gara sia la più dura al mondo.
A vincere la prima edizione sono Marc ed Helène Gerenthon con una Renault 8 Gordini, l’anno dopo tocca ad uno specialista africano come Hans Schuller su una Datsun 1600 SSS. Nel 1971 la vittoria va alla Peugeot 504 del francese Bob Neyret. Il Bandama propone all’incirca 4.000 chilometri tra piste e savana con partenza ad Abidjan e tappe attorno a Yamoussoukro. Nel 1972 dei 45 equipaggi al via nessuno vedere il traguardo, la gara africana viene soprannominata il Rally dell’impossibile. I centomila franchi destinati al vincitore vengono aggiunti al montepremi dell’anno successivo, quando si impone il tedesco-keniano Edgar Herrmann.
Nel frattempo il vulcanico Bertrand ne pensa un’altra: crea una gara – partenza il 25 dicembre 1975 – che riunisce moto, camion ed auto: è il Rallye Côte d’Ivoire-Côte d’Azur, conosciuto anche come Abidjan-Nice o Côte-Côte che ottiene subito grande successo. Nell’edizione del 1977 si perde nel deserto libico un motociclista, Thierry Sabine, che da quell’esperienza trae spunto per creare la Parigi-Dakar.
Nonostante l’impegno nei rally raid Bertrand non dimentica il Bandama che nel 1974 vede la Peugeot vincitrice con Timo Makinen. Il finlandese nel 1975 è secondo dietro al compagno di squadra Bernard Consten ma rivince l’anno successivo. Nel 1977 è la volta della Mitsubishi Colt con Andrew Cowan. Da questa edizione il Bandama si chiamerà semplicemente Rallye Côte d’Ivoire.
Nel 1978 la gara entra nel Mondiale rally. Si corre ad ottobre, sotto piogge torrenziali: dei 51 equipaggi partiti solo nove arrivano al traguardo con la Peugeot 504 di Jean-Pierre Nicolas davanti a quella di Makinen, terza la piccola Renault 5 di Jean Ragnotti. Nel 1979 si corre a dicembre e, ultima gara in calendario, assegna il Mondiale piloti, in lizza Hannu Mikkola e Bjorn Waldegaard, entrambi con le Mercedes 450 SLC: vince il primo ma lo svedese, secondo, si porta a casa il titolo. Waldegaard s’impone l’anno dopo con la 500 SLC, nel 1981 tocca a Timo Salonen con la Datsun Violet.
Nel 1982 il Bandama è di nuovo decisivo per il titolo. Per la prima volta si presenta al via l’Audi con le sue Quattro e l’esordiente Michèle Mouton che pochi giorni prima della gara perde l’amato papà. La francese deve vedersela con Walter Rohrl – anche lui al debutto – e l’Opel Ascona 400. La francese domina ma alla fine deve lasciare successo e titolo al tedesco. L’anno dopo rivince Waldegaard, stavolta con la Toyota Celica Twin Cam Turbo. Nel 1984 tocca al connazionale Stig Blomqvist, Audi Quattro.Nel 1985 arrivano a pari merito le due Toyota di Kankkunen e Waldegaard. Il successo andrà al primo perché nel settore iniziale della gara ha impiegato meno del compagno di squadra. Uno scandalo sportivo coinvolge Michèle Mouton. La francese prende il via con la sua Audi Quattro ma viene presto rallentata da problemi al motore. Al parco chiuso di fine giornata il cinque cilindri tedesco gira bene, ad un occhio attento salta all’occhio il motivo: la vettura non è la stessa con cui Michèle è partita da Abidjan. Durante la giornata il team l’ha sostituita con un’altra che aveva nascosto da qualche parte nella zona al confine con il Ghana. La francese e l’Audi decidono di ritirarsi.
Waldegaard vince ancora nel 1986 con la Toyota, l’anno dopo ottiene il suo primo successo mondiale la Volkswagen con la Golf Gruppo A di Kenneth Eriksson. Nel 1988 s’impone Alain Ambrosino, pilota francese con passaporto ivoriano con la Nissan 200SX mentre l’edizione 1989 è la prima e unica gara mondiale vinta da una vettura di Gruppo N: l’onore tocca al francese Alain Oreille con la Renault 5 Turbo. Nel 1990 il franco-ivoriano-vietnamita Patrick Tauziat inaugura l’era delle Mitsubishi Galant VR-4 che nei due anni successivi vince con Kenjiro Shinozouka.A partire dal 1993 la gara esce dal giro iridato e torna a chiamarsi Bandama. Pian piano la popolarità del rally ivoriano va scemando tornando ad essere popolare solo tra gli appassionati africani. Nel 2005 se ne va, a 69 anni, Jean-Claude Bertrand: un attacco cardiaco gli è fatale mentre sta viaggiando su un traghetto verso Tangeri: stava andando ad Abidjian perché l’anno dopo avrebbe voluto organizzare la prima edizione del Bandama storico.