Ferrari 250 LM: la GT di Maranello che vinse a Le Mans
Con Jochen Rindt e Masten Gregory, iscritta dalla NART, conquistò la gara francese nel 1965, ultima “rossa” a riuscirci pima della 499P nel 2023.
Fin dal 1960, con l’adozione del motore in posizione centrale/posteriore per la Formula 1, Ferrari inaugurò una nuova era ingegneristica che interessò tutta la produzione di Maranello. Questa evoluzione si manifestò inizialmente nei prototipi Dino a piccola cilindrata e culminò con la Ferrari 250 P del 1963, dotata di un motore V12 derivato dalla Testa Rossa. La 250 P trionfò nella 24 Ore di Le Mans del 1963, affermandosi come un’auto straordinaria e aprendo la strada a un progetto ancor più ambizioso: la Ferrari 250 LM.

Nascita della 250 LM: dall’idea alla realtà
A metà del 1963, Ferrari cercava un sostituto per la 250 GTO nel mondo delle corse Gran Turismo. La soluzione di Enzo Ferrari fu semplice ma rivoluzionaria: trasformare la 250 P in una berlinetta GT competitiva. Nasce così la 250 LM, costruita su un telaio quasi identico a quello della 250 P, ma caratterizzata da una carrozzeria in lega d’alluminio disegnata da Scaglietti, con un basso profilo e montanti posteriori ad arco. Presentata ufficialmente al Salone di Parigi del 1963, la 250 LM incontrò difficoltà di omologazione da parte della FIA, poiché Ferrari ne aveva prodotto meno delle 100 unità richieste per la classe GT. Nonostante ciò, Ferrari proseguì con una produzione limitata di soli 32 esemplari fino al 1966.

Enzo Ferrari, deluso dal mancato supporto della FIA, decise di non schierare la 250 LM come vettura ufficiale, riservandola invece ai team privati. Questo fece della 250 LM la prima Ferrari a motore centrale/posteriore destinata a clienti privati, un trend che sarebbe proseguito negli anni a venire.

Il dominio a Le Mans 1965
Uno dei momenti più celebri della 250 LM fu la 24 Ore di Le Mans del 1965. Il telaio numero 5893, affidato al North American Racing Team (NART) di Luigi Chinetti, venne equipaggiato con un muso più aerodinamico realizzato da Piero Drogo. Pilotata da Masten Gregory e Jochen Rindt, la vettura partì in 11ª posizione, affrontando una concorrenza agguerrita che includeva le nuove Ford GT40 e potenti prototipi Ferrari come la 330 P2.

La strategia di gara vide Gregory adottare un approccio conservativo, mentre Rindt preferiva spingere al limite. Durante la notte, la coppia riuscì a mantenersi tra i primi posti, approfittando dei ritiri delle GT40 a causa di problemi meccanici. Nelle ultime ore, un pit stop prolungato della Ferrari 250 LM di Pierre Dumay permise a Gregory e Rindt di prendere la testa della corsa. La vettura numero 5893 tagliò il traguardo al primo posto, con cinque giri di vantaggio sul secondo classificato, segnando una vittoria storica: fu l’ultima Ferrari a trionfare a Le Mans fino al ritorno alla vittoria nel 2023.
Lunga vita alla 250 LM
Dopo Le Mans, il telaio 5893 continuò a competere in eventi di prestigio come la 24 Ore di Daytona del 1966 e del 1968, oltre a tornare a Le Mans nel 1968 e 1969. Nonostante l’età avanzata per un’auto da corsa, la 250 LM dimostrò una longevità straordinaria, ottenendo piazzamenti di rilievo anche contro avversari tecnologicamente più avanzati. L’ultima apparizione ufficiale avvenne alla 24 Ore di Daytona del 1970, dove conquistò un impressionante settimo posto assoluto, chiudendo la sua carriera con stile.
Un’icona intramontabile
La Ferrari 250 LM è oggi considerata una delle vetture più iconiche e desiderate della storia dell’automobilismo. Con il suo design sensuale, l’ingegneria avanzata e un palmarès leggendario, rappresenta il culmine di un’epoca di innovazione e successo per Ferrari. La sua vittoria a Le Mans del 1965 rimane uno dei momenti più memorabili della storia delle corse, un ricordo indelebile della grandezza del Cavallino Rampante.
Immagini: Ferrari Media e RM Sotheby’s