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Collezione Giugiaro: gioielli top secret

maserati boomerang

La Collezione Giugiaro non è accessibile al pubblico in modo regolare. Solo visitatori selezionati hanno il privilegio di varcare le sue porte, rendendo l’esperienza ancora più esclusiva e affascinante.

Nel 1998, un evento significativo ha illuminato il panorama dell’automobilismo italiano: l’inaugurazione della Collezione Giugiaro per celebrare i trent’anni di Italdesign. Questa esibizione unica si propone di catturare l’essenza dell’azienda attraverso una selezione di prototipi e concept che hanno segnato epoche e anticipato le tendenze dell’industria automobilistica. Italdesign, fondata nel 1968 da Giorgetto Giugiaro, ha consolidato la propria reputazione come un faro di innovazione nel mondo del design automobilistico. La collezione rappresenta un tributo a questa eredità, offrendo uno sguardo privilegiato alle creazioni più significative e visionarie che hanno preso forma nelle sue officine.

Tuttavia, la Collezione Giugiaro non è accessibile al pubblico in modo regolare. Solo visitatori selezionati hanno il privilegio di varcare le sue porte, rendendo l’esperienza ancora più esclusiva e affascinante. Fortunatamente, durante mostre e eventi speciali, i capolavori di Giugiaro, sia del padre Giorgetto che del figlio Fabrizio, possono essere ammirati anche al di fuori delle mura dell’azienda, offrendo almeno parzialmente la possibilità di scoprire queste opere d’arte su quattro ruote. Tra i gioielli esposti, si trovano prototipi e concept che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’automobilismo. Dai primi esperimenti pionieristici ai design avveniristici, ogni veicolo racconta una storia di creatività, tecnica e visione.

Spaziando tra le linee fluide della Maserati Boomerang del 1971 e l’eleganza senza tempo della Volkswagen Golf Mk1 del 1974, la collezione offre un panorama eclettico di stili e concetti. Ci sono anche prototipi di vetture di lusso come la Bugatti EB112, che incarnano l’eccellenza artigianale e l’esclusività. Ogni veicolo esposto è una testimonianza dell’abilità e della genialità di Giugiaro e del suo team di designer. La loro capacità di anticipare le tendenze e di trasformare l’immaginazione in realtà ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’automobilismo, influenzando generazioni di appassionati e professionisti del settore.

Per coloro che hanno avuto il privilegio di visitare la Collezione Giugiaro, l’esperienza è stata un viaggio straordinario nel cuore e nell’anima dell’Italdesign. E mentre le porte rimangono generalmente chiuse al pubblico, il ricordo di quella visione unica continuerà a ispirare e affascinare gli amanti dell’automobile in tutto il mondo. La Collezione Giugiaro è molto più di una semplice mostra di automobili; è un tributo alla creatività, all’innovazione e al genio di una delle menti più brillanti del design automobilistico. E sebbene l’accesso possa essere limitato, il suo impatto e la sua importanza nel panorama automobilistico rimangono immutati nel tempo.

La collezione è ospitata in una sala piuttosto grande, luminosa e con le pareti che raffigurano alcuni schizzi di prototipi rimasti famosi, mentre su una colonna centrale sono riportate, sotto il simbolo dell’Italdesign, le firme di Fabrizio Giugiaro e di Aldo Mantovani. I prototipi sono esposti in parte a rotazione, nel senso che a volte qualcuno “esce” per una mostra esterna o per un salone dell’automobile e viene rimpiazzato temporaneamente da un altro.

fiat lucciola
Fiat Lucciola

Dalla Panda alla Twenty Twenty

Mentre il prototipo in gesso della Fiat Panda è esposto all’ingresso degli uffici, qui trovano posto anche altre vetture che sono diventate vere e proprie pietre miliari fra i modelli di serie, per quello che hanno rappresentato e per la storia dell’azienda che le ha prodotte: è il caso della Volkswagen Golf prima serie, di cui è esposta una GTi a 5 porte in versione curiosamente dotata di paraurti americani ma regolarmente immatricolata in Italia. Non poteva mancare anche la Fiat Uno, con un esemplare di colore rosso a 3 porte, una 45 base con i sedili privi di poggiatesta. C’è poi la Lucciola su base Fiat Cinquecento, l’auto del “gran rifiuto” da parte della Fiat e che sarebbe servita come punto di partenza per dare vita a quel grande successo che è stata la Daewoo Matiz; o la Volkswagen W12, interessante prototipo di supercar a motore centrale che ha battuto vari record di velocità e di durata sulla pista di Nardò.

Quasi tutti i prototipi esposti nella collezione Giugiaro sono regolarmente marcianti, e spesso i Giugiaro li “tirano fuori” per andare a fare un giro. Si può ammirare anche la Aspid, prototipo di ricerca di vettura sportiva con motore Audi 2.200 a 5 cilindri che è stata prodotta per alcuni facoltosi clienti giapponesi in una dozzina di esemplari, ed è l’unico altro esempio di auto prodotta in piccola serie da Giugiaro. Ci sono anche altre auto pensate per un’azienda e che poi sono servite come base per sviluppare anche altri progetti. Quali? Ad esempio, la Jaguar Kensington, che voleva essere una proposta di ammiraglia che rispettasse la classicità della linea tipica dei modelli della Casa inglese e che piacque talmente ai vertici Bmw da farne derivare in parte lo stile della generazione della serie 5 berlina precedente all’attuale, o il prototipo di un’auto da deserto come la Touareg con sotto il cofano un bel motore Chevrolet V8 (curiosamente, Volkswagen chiese e ottenne il permesso di usare lo stesso nome per il suo Suv con parti comuni alla Porsche Cayenne).

Non mancano vetture il cui stile è stato al centro di polemiche perché giudicato troppo somigliante a quello di un modello prodotto da un’altra Casa, come la Daewoo Bucrane, una coupé per il quale Giugiaro si sentì dire che somigliava anche troppo a una certa Maserati, o un altro modello che si può definire la prima vera world car, realizzato anch’esso per la Daewoo, vale a dire la Kalos. Giugiaro è dovuto intervenire anche su un’altra world car dal destino meno fortunato, come la Fiat Palio, e qui si può ammirare l’ultima versione, che è un deciso passo in avanti rispetto alla serie precedente. Un prototipo, la coupé-spider Bmw Nazca, perfettamente marciante, è servita a Fabrizio Giugiaro per la tesi di laurea. Il giovane Giugiaro l’ha usata così tanto che le sue gomme speciali sono ormai sulle tele e bisognerà convincere qualche produttore di pneumatici a produrre qualche altro treno per quest’auto…

volkswagen w12 syncro
Volkswagen W12 Syncro

Merita un’occhiata anche la Lancia Medusa, prototipo con il motore della Beta Montecarlo che offre un Cx, un coefficiente aerodinamico di penetrazione, di 0,26, uno tra i più bassi al mondo. Questo prototipo dispone di un sistema di apertura delle porte del tutto particolare. L’abilità di Giugiaro nel sapersi muovere in mezzo a tutti i segmenti è estrinsecata da vetture che hanno avuto un seguito produttivo come la piccola monovolume Daihatsu Move e la berlina di lusso Lexus GS 300, mentre è semplicemente splendida una delle auto che Fabrizio ha concepito interamente da solo, come l’Alfa Romeo Scighera, che fece sensazione a un Salone di Ginevra e di cui si ipotizzò a lungo, purtroppo invano, un’eventuale produzione in piccola serie.

Non manca la splendida Ferrari, la GG 50, che Giorgetto Giugiaro si è regalato per i suoi 50 anni di attività nel mondo del design. Qui è esposta la maquette non marciante, mentre la vettura regolarmente funzionante viene utilizzata ogni tanto dai Giugiaro. Dietro il desk di ricevimento dei visitatori c’è un pannello con un lunghissimo elenco di tutte le auto concepite dall’Italdesign dalla sua fondazione ad oggi. Un elenco destinato ad essere ulteriormente allungato. E non a caso il pannello prevede ancora molti spazi da riempire.

Colpiscono per loro sistemazione a spina di pesce e in rapida successione i tre prototipi su meccanica Audi Asgard, Aztec e Aspid, oggetto di una sapiente ricerca formale mantenendo uno stilema che li rendesse accomunabili tra loro con un certo “family-feeling”. A prima vista sembrano auto prodotte per un cliente giapponese e, infatti, non a caso piacquero molto nel Paese del Sol Levante. Fa sensazione nel suo colore giallo la Lamborghini Galà, la compatta vettura sportiva a motore centrale che è servita ai vertici della Casa di Sant’Agata Bolognese per dare vita alla Gallardo. L’auto ancor oggi colpisce per la purezza della sua linea e per le soluzioni audaci come il motore parzialmente in vista.

Tra le vetture sfortunate vanno ricordate anche le due Bugatti a quattro porte, che avrebbero dovuto servire come base per una produzione in serie: tra l’altro la prima delle due fu al centro di una lunga querelle giudiziaria successiva al fallimento dell’azienda creata da Artioli, e ancor oggi è divisa per sei mesi all’anno, come proprietà, fra l’Italdesign e un privato che risiede a Montecarlo, che si spartiscono l’auto un po’ come si fa con i figli dopo una separazione o un divorzio.

Accanto al desk di ricevimento si può ammirare un’altra provocazione di Fabrizio Giugiaro, la Aston Martin Twenty Twenty, ipotesi di vettura sportiva scoperta regolarmente funzionante, che rompeva decisamente con gli schemi di questa Casa inglese, oggi di proprietà della Ford, ma che avrebbe potuto tranquillamente essere guidata dallo 007 James Bond in uno dei suoi film. Affascina anche la Bugatti Chiron, auto che rappresenta per Giugiaro una sorta di immersione nella storia delle grandi auto classiche, una vera Bugatti (oggi questa Casa è di proprietà dell’Audi) nel senso di una vettura sportiva di altissimo prestigio, come accadeva per i grandi modelli di ieri che aveva questo marchio sopra il radiatore.